Tale of tales #1: La figlia di Rappaccini

Nella rubrica "Tale of Tales" vi introdurrò nel mondo della short story e vi farò conoscere diversi autori.

Cos'è una short story?

Una short story è un racconto che può essere letto in una "single sitting", ovvero in una volta sola; la lettura non deve essere interrotta. Nella seconda metà dell' ottocento esplode in America questa "moda letteraria" ed il suo più illustre fautore è Edgar Allan Poe che specifica nei suoi scritti quali sono le regole da seguire per ottenere un buon racconto.
Ma il racconto di cui vi parlo oggi non è di Poe; la Figlia di Rappaccini è uscito dalla penna di Nathaniel Hawthorne.

L'autore


Hawthorne è conosciuto da tutti grazie al suo romanzo La lettera scarlatta ed in pochi conoscono le sue short stories, nonostante la sua produzione sia ampia.  
Ha scritto un centinaio di racconti molti dei quali composti durante i suoi solitary years, ovvero gli anni in cui recide il suo rapporto col mondo e si dedica all'arte. I temi della sua narrativa sono diversi; abbiamo dei racconti storici che ci descrivono il passato del New England, ci sono i racconti descrittivi nei quali il narratore osserva il paesaggio che lo circonda e poi ci sono i racconti legati al puritanesimo. Questi ultimi hanno varie sfaccettature ma in tutti predomina il senso della colpa e del peccato, l'eredità puritana pesa sulle spalle del nostro autore che non riesce a scrollarsela di dosso. Il peccato è "un velo nero" calato sui nostri visi. 

La figlia di Rappaccini


In La figlia di Rappaccini vediamo come il peccato pervada il racconto. Il Dottor Rappaccini è uno scienziato (nella narrativa anglo-americana ce ne sono molti) ed è un esperto botanico, usa le piante per produrre dei potenti medicinali e ne sperimenta l'efficacia. La sua casa è dotata di un giardino incantevole ed anche i fiori sono il frutto del suo ingegno. Il giardino potrebbe ricordarci l'Eden ma è ad esso antitetico perché non è creato da Dio.
Modificare le regole naturali piegandole alla propria volontà è uno dei peccati più grandi perché si tenta di sostituirsi a Dio, l'unico in grado di creare. I migliori racconti di Hawthorne sono proprio quelli dove i creativi hanno questo peso sulle spalle, creare è pericoloso e comporta dei rischi. 

Il monito della Bibbia è chiaro quando ci avverte che le colpe dei padri ricadranno sui figli, o almeno è chiaro per Hawthorne. 

La figlia di Rappacini è una bellissima fanciulla di nome Beatrice, a Padova (città dove è ambientato il racconto) tutti ne parlano ma solo in pochi hanno avuto l'occasione di vederla; alla fanciulla è infatti vietato uscire di casa. 
Giovanni Guasconti è uno dei "fortunati", arriva a Padova da Napoli per poter studiare all'università e si stabilisce in una camera dalla quale può ammirare il giardino di casa Rappaccini. 
Giovanni dapprima solo incuriosito, si invaghisce presto di Beatrice che sembra vivere in simbiosi con le piante del padre. 
La scelta del nome della fanciulla da parte dell'autore non è casuale, il nome è infatti angelico ed enfatizza gli attributi negativi che le verranno imputati nel corso del racconto.
Beatrice è  pura d'animo e di sentimenti ma è allo stesso tempo letale, è una dolce portatrice di morte. Cresciuta in sintonia con le piante paterne, e con una in particolare, ne ha assorbito il veleno. 
Rappaccini ha lasciato che il suo ingegno recasse danno a sua figlia dimostrando di non amare nient'altro che se stesso ed il suo potere. Beatrice è costretta alla solitudine proprio come lo è Hester Prynne (La lettera scarlatta), le due donne hanno una colpa da scontare e l'allontanamento dalla civiltà è la giusta pena.
Per chi commette il peccato e per chi, come Beatrice, ne subisce le conseguenze non c'è via d'uscita; non vi può essere redenzione per chi vuole impadronirsi delle leggi del creato. 

Non vi svelerò altro perché vorrei che leggeste il racconto e che entraste nel mondo oscuro e gotico di questo autore. Ho letto la metà dei suoi racconti e sono tutti un piccolo mondo da scoprire. Palazzi stregati, fantasmi, artisti maledetti; tanto orrore ma anche tanta bellezza, perché la narrativa di Hawthorne è un continuo contrasto tra il bello ed il brutto della vita e della cultura americana. 



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